Carnevale di Fano Corsi Mascherati: 1-8-15 febbraio 2015
 
 
 

STORIA DEL CARNEVALE


Come molti sanno il Carnevale è una festa antichissima, la cui nascita viene fatta risalire ai Saturnali latini. Il nome deriva molto probabilmente dal latino carnem levare cioè dalla prescrizione ecclesiastica dell’astensione dal consumo della carne.
Pochi sanno, invece, che il Carnevale di Fano è il più antico d’Italia; il primo documento noto nel quale vengono descritti festeggiamenti tipici del Carnevale nella città, risale al 1347. Esso affonda le sue radici, almeno secondo la leggenda, nell’episodio della riconciliazione tra le due più importanti famiglie fanesi di allora: i Del Cassero e i Da’ Carignano. Dall’epoca il carnevale è andato gradualmente caratterizzandosi in modo specifico, tanto che nel 1872 si decise di creare un comitato incaricato dell’organizzazione dell’evento che ancora oggi dopo secoli coinvolge e appassiona migliaia di Fanesi e di turisti.


IL CARNEVALE OGGI

Il getto è, senza dubbio il punto di forza del Carnevale di Fano. Ogni anno quintali di caramelle e cioccolatini piovono dai carri allegorici durante le sfilate.
Un altro elemento assolutamente originale del Carnevale fanese è il caratteristico pupo, detto “vulon”. Si tratta di una maschera che rappresenta sotto forma di caricatura i personaggi più in vista della città e che insieme alla “Musica Arabita” vanta una lunga tradizione nella storia del Carnevale di Fano. Quest’ultima è una spiritosa banda musicale, nata nel 1923, che utilizza strumenti di uso comune quali barattoli di latta, caffettiere, brocche per produrre un’allegra musica, in perfetta sintonia con il clima allegro e spensierato del Carnevale.
Le sfilate dei carri allegorici, tradizionalmente realizzati in cartapesta dagli abili maestri fanesi, si concludono con un giro assolutamente suggestivo: quello della luminaria, una vera e propria festa di luci e colori.


Cronistoria completa del Carnevale


Maschere

Dal 1347...
di Alberto Berardi

Non sono molte le città che hanno nel loro Statuto, solennemente affermato nel 1450 dai Malatesta, che è necessario festeggiare il Carnevale. Fano ha questo privilegio. Ma esiste un altro documento del 1347, conservato nell'Archivio storico comunale, che permette di dire agli abitanti che il Carnevale di Fano è il più antico d'Italia. Un antico storico fanese, Vincenzo Nolfi, ricorda tra i divertimenti carnevaleschi la corrida con il porco, le corse ai palii, i tiri al bersaglio e il singolarissimo "gioco delle trippe". Venendo a tempi più vicini, in una canzonetta a stampa del 1765 si parla oltre che di festini, scherzi e maschere, del "getto" che è una delle caratteristiche del Carnevale fanese, "dei confetti sparsi la via biancheggia". Avviciniamoci ai giorni nostri, ricordando che un Manifesto del 1872 informa la cittadinanza della costituzione della Società della Fortuna, antenata dell'odierna Ente Carnevalesca, e del programma dei "divertimenti carnevaleschi" dello stesso anno. Fano ha dunque, oltre che un Carnevale la cui genesi si perde nei secoli, un'organizzazione per i festeggiamenti che ha superato il secolo di vita. Una storia ed una tradizione che poche altre città in Italia e nel mondo possono vantare.
Oggi il Carnevale di Fano è la più importante festa popolare delle Marche ed una delle prime in Italia con una partecipazione di oltre 100.000 persone.
L'edizione invernale, anche se non tutti gli spettatori ne sono consapevoli, non è che la rivistazione in chiave moderna dell'antico ed eterno rito del "capro espiatorio". Il "Pupo" simboleggia l'animale sacro sul quale la comunità scaricava e forse scarica ancor oggi le colpe commesse nei giorni di licenza erotica del Carnevale. Rito che non poteva non concludersi con il rogo che divorando con le fiamme il "Pupo" purifica tutti e conclude il Carnevale.
Ai corsi mascherati i grandi carri allegorici che sfilano insieme alle mascherate a piedi, bande musicali e gruppi folkloristici, interagiscono con gli spettatori sia per lo spettacolo di movimenti, coreografie e musica, sia per il "getto" di quintali e quintali di dolciumi sul pubblico che attende in grande animazione ed a mani levate quella pioggia che ha fatto definire il Carnevale di Fano il Carnevale più dolce del mondo. I carri sono veri e propri palcoscenici mobili in cui accade di tutto e che al tramonto si illuminano di mille colori grazie all'uso sapiente di luci dando luogo a visioni di grande suggestione nel classico giro della "luminaria". La sfilata è chiusa tradizionalmente dalla "Musica Arabita", musica arrabbiata, un singolare complesso musicale nato nel 1923 e molto imitato in Italia e all'estero. Come ha scritto Fabio Tombari, la "Musica Arabita" è una festosa diavoleria, un esempio vivente della genialità ed umorismo degli artigiani fanesi, quelli stessi che da sempre con sacrifici durissimi allestiscono con l'aiuto di veri artisto i grandi carri allegorici: Di essa si sono interessati scrittori e artisti: Curzio Malaparte scrisse che mai aveva udito una musica siffata; Guido Piovene, nel suo "Viaggio in Italia", parlò addirittura di jazz italiano. Certo è che basta vedere una volta i suoi strumenti e ed ascoltare una volta le sue esibizioni per comprendere l'orgoglio popolare della sua origine, quello stesso orgoglio che si respira nei capannoni dove nel lungo inverno si allestiscono i carri, quello stesso orgoglio che è facile cogliere sul volto dei fanesi quando la prima domenica di carnevale questi mostri dell'allegria vedono la luce. L'orgoglio legittimo di che sa di far parte di una tradizione antica e di una élite ristrettissima, quella di coloro che hanno mantenuto in vita, rivestendolo di arte e cultura, un antico rito: il Carnevale, che non si celebra soltanto durante le guerre, quando cioè la morte prevale sulla vita.

(tratto da "Open", 1996)


Mille e una Notte...
di Fabio Tombari

Sono in gestazione i ciclopi del buon umore, i giganti della risata, i titani della smorfia: omaccioni mastodontici accesi dei più sfacciati colori; personaggi di cartapesta impinguati alle dimensioni dell'allegoria della leggenda, del mito; fuochi d'artificio, scenari, trucchi, macchinazioni degne dei più grandi allestimenti scenici (non per nulla il Torelli, mago del teatro di Re Sole, è fanese); colossi di settanta, ottanta quintali, costruzioni da Mille e una Notte, ma tipicamente nostre, locali, di casa.
Se Nizza può vantare una più lunga sfilata di maschere, se Viareggio può gloriarsi di un maggior numero di carri, Fano, Città della Fortuna, si esalta in una più genuina espressione popolaresca. (...) Ogni arte, sia pur effimira, è universale a patto di dire una parola propria inconfondibile. Non l'esotico, ma lo zotico se mai, il rozzo, il tanghero, ecco ciò che fa del frusagliano un carattere. E Fano in quel giorno e tutta Frusaglia. Tutta Frusaglia e di più.
Perché ciò che addirittura vi trascende fino all'eccesso senza più ritegno o confronti, è il gettito dai palchi e dai carri. Non coriandoli, gesso o nastri filanti, ma dolciumi: cioccolate, chicche, confetti, caramelle. Tonnellate e tonnellate di dolci: cofanetti, scatole, tavolette di fondenti, paste, goloserie, gianduie, croccanti, torrone, cremini. Ogni carro è dotato di un rigurgito sopra i dieci quintali. (...) Anche questo in crescendo, dall'omaggio al lancio, man mano che il disinteresse, la cordialità, la liberalità, la larghezza prendono calore; dalla cortesia, alla tempesta, alla furia, in una ressa, in un turbine, una grandinata, un ciclone: dal bacio condito alla ferita lacero contusa.
Una mia amica ... si estrasse dalla calca così compromessa che dovette sposarsi dopo pochi giorni. Uno solo, si dice, un eroe, un temerario senza nè maschera nè elmetto, riuscì (ma sarà proprio vero?) a risalire controcorrente la umana fiumana e raggiungere un posto di ristoro, perdendo appena un paio di calzoni e una scarpa. Certo è che chi torna, parla come un supertite, un reduce. Così tre mesi prima per allestirlo e tre mesi per commentarlo, il Carnevale di Fano dura letteralmente sei mesi, tanti quanti quelli di Venezia dei tempi d'oro. (...) Così Fano tra corsi di maschere, balli, manifestazioni folcloristiche, gare, fiere, sagre, la Sagra delle Sagre, parate di mare, veglie e veglioni, è impegnata a festeggiare tutti i santi del calendario, compreso il bisestile. Ogni distinzione di ceti e di partiti politici vien messa da parte, e il nuovo che trionfa sul vecchio vince migliorandolo, contraffacendo, beffando, ma caricaturandosi: poichè mai come in questo carosello di bamboli, in questo baloccarsi, è così giusta l'espressione di portare in giro; portare in giro se stessi.
Se è vero, come è vero, che l'uomo conserva nel suo lontano passato istinti grossolani e violenti da abbandonare via via che procede verso un proprio ideale sempre più nobile e alto, è anche vero che non v'è miglior modo di liberarsene che bruciarli in un libero sfogo innocuo e giocondo.
Così nell'apoteosi finale o cremazione del Pupo, fra cascate di torrenti al magnesio e scoppi di mortaretti e bengala, il giorno avanti le Ceneri, Fano manda in cielo col fumo il proprio ridicolo, per rinascere, come la Fenice ogni anno dalle proprie ceneri, il giorno dopo le Ceneri.

(tratto da "Il Carnevale di Fano", Centro Studi Carlo Cattaneo)